martedì 6 gennaio 2009

Bettino nostro che sei nei cieli

domenica 4 gennaio 2009

Gaza 2009

sabato 3 gennaio 2009

L'inadatto presidente


Riporto un articolo del prestigioso quotidiano inglese "The Guardian", dove il giornalista definisce Silvio Berlusconi inadatto alla presidenza del prossimo G8.

"Gordon Brown ha salvato il mondo, Angela Merkel ha salvato il suo budget federale, Jose Manuel Barroso ha salvato la sua carica per un secondo mandato - e Nicolas Sarkozy ha salvato l’Europa. Adesso, mentre un anno orribile sta giungendo al termine fra ancora più terribili previsioni per l’Unione Europea, si fa avanti Silvio Berlusconi.
Ha salvato David Beckham dall’oscurità di Los Angeles aiutandolo ad ottenere un prestito di 10 settimane alla sua squadra di calcio, l’AC Milan - garantendogli accordi con sponsor molto lucrativi e apparizioni su diversi canali televisivi gestiti dal suo impero Mediaset. Avendo compiuto la missione, e’ ora deciso a tutti i costi a salvare l’Italia e, come Gordon, il pianeta.
Il primo gennaio, il giorno in cui Sarko non sarà più ufficialmente il presidente europeo, l’italiano presidente del consiglio (in italiano nel testo, N.d.T.) assumerà il controllo come presidente del G8 e, con illusioni di grandezza da togliere il respiro, è già impegnato a organizzare un vertice fra Barack Obama e il russo Dmitri Medvedev.
Entro marzo, quando l’economia europea sarà probabilmente un disastro, Berlusconi prevede un vertice dei G14 - un’idea originariamente di Sarko per coinvolgere le economie emergenti - sulla “dimensione umana” della crisi finanziaria.
Presumibilmente questo è linguaggio diplomatico che significa crescente debito personale, povertà, disoccupazione, disperazione e tutti e tutto ciò che di solito si associa alla tetraggine invernale di quella che è, potenzialmente, la recessione peggiore dalla seconda guerra mondiale. Specialmente nel suo paese, che è in recessione da due quadrimestri, che affronta un esorbitante aumento della disoccupazione, che vede il produttore di auto Fiat cercare un partner che lo rilevi per uscire dal suo tormento e, che senza l’euro e la Banca Centrale Europea che lui tanto disprezza, sarebbe in bancarotta.
Berlusconi, che ha un capitale personale di circa dieci miliardi di dollari, e che è un architetto di riforme giudiziarie in serie per permettersi l’immunità dalla giustizia, è il leader politico che ha chiamato Obama “abbronzato” e che ha paragonato un deputato tedesco a una guardia di un lager nazista (Kapo).
Il suo contributo al programma europeo di ripresa - un pacchetto-stimolo del valore di 200 miliardi di euro che equivale all’1,5% del prodotto interno lordo - sembra consistere in tagli alle tasse dei suoi sostenitori politici nelle piccole imprese e in sanzioni ridotte per evasori fiscali - equivalenti all’1% del prodotto interno lordo, secondo i politici italiani di opposizione. Il pacchetto è cosi’ irrisorio che la maggior parte degli analisti crede che possa perfino essere una riduzione delle spese.
Adesso il settantaduenne playboy del mondo occidentale vuole diventare il presidente italiano, succedendo all’ex-comunista e leader sindacalista Giorgio Napolitano, un uomo di grande integrità, dopo il 2013. Presumibilmente per la vita, alla Mugabee, e, per perpetua immunita’ contro le azioni giudiziarie, alla Chirac.
Questa è, in tutta serieta’, la persona che, per la rotazione, sarà presidente del G8 l’anno prossimo, quando è possibile che ci sarà un bagno di sangue economico in tutto il mondo.
E’ ora di finirla con questo stupido processo e, come previsto per l’Unione Europea sotto il Trattato di Lisbona ora in stallo, di scegliere un presidente di genuina statura e capacità di visione per dirigere questo organismo per il lungo periodo. E specialmente dato che siamo tutti d’accordo che, come il Consiglio di Sicurezza Europeo e l’IMF/Banca Mondiale, dovrebbe essere permanentemente riformato per includere la Cina, l’India e le restanti economie emergenti.
E’ già abbastanza grave che l’eurotossico Vaclav Klaus, il presidente ceco, diventi capo nominale dell’Unione Europea il primo gennaio (Ok, il suo primo ministro presiederà’ gli incontri). Questa rubrica preferirebbe vedere Sarko realizzare le sue ambizioni di diventare presidente a lungo termine dell’eurogruppo e leader de facto dopo il suo successo iperattivo nel dirigere l’Unione Europea per gli ultimi sei mesi.
Forse potrebbe farsi carico anche del G8/G14 per il resto della sua permanenza in carica all’Eliseo - certo di essere prolungato dopo il 2012 per ulteriori cinque anni secondo il modello corrente. O datela a Tony Blair. A chiunque tranne che all’inadatto Berlusconi, il presidente indiscusso di Tangentopoli 2 (in italiano nel testo, N.d.T.), o città della corruzione, quello che il suo paese nativo e’ nuovamente diventato."

Articolo tradotto da Italiadallestero.info.

venerdì 26 dicembre 2008

Ora d'aria

Per calcolare lo stato della libertà d’informazione in Italia, c’è un’ottima unità di misura: lo spazio dedicato dalla stampa e dai tg nazionali al processo in corso a Palermo a carico dell’ex capo del Ros e poi del Sismi, generale Mario Mori, e del suo vice, col. Mario Obinu, per favoreggiamento alla mafia a causa della mancata cattura di Bernardo Provenzano nel 1995. Una cosina da niente. Nemmeno una riga, una parola sulle udienze che si susseguono da metà luglio. In aula non si vede quasi mai un cronista e non è mai entrata una sola telecamera. Una delle rare eccezioni è Lirio Abbate, il valoroso giornalista dell’Ansa che vive sotto scorta per le minacce mafiose dopo aver scritto “I complici” con Peter Gomez. Mercoledì ha firmato tre lanci d’agenzia sulla lunga deposizione del primo testimone d’accusa: il generale Michele Riccio, anche lui ex del Ros, che accusa Mori e Obinu di avergli impedito di catturare Provenzano 13 anni fa in un casolare di Mezzojuso indicato dal mafioso suo confidente Luigi Ilardo, poi assassinato da Cosa Nostra subito dopo aver accettato di collaborare con la giustizia.

Quella sera e nei giorni seguenti nessun giornale né tg nazionale ha ripreso la notizia. Il Tg1, per esempio, era molto impegnato a intervistare il produttore De Laurentiis sul nuovo film-panettone di Christian De Sica. Un vero peccato, perché Riccio ha raccontato di quando Ilardo incontrò Mori e gli avrebbe detto: “Le stragi non le abbiamo fatte solo noi della mafia, ma anche voi dello Stato”. Mori, anziché domandare spiegazioni o fare obiezioni, girò i tacchi e - sempre secondo Riccio - se ne andò senza dire una parola. Poi Riccio s’è soffermato su uno strano vertice nello studio Taormina: “Il mio difensore Carlo Taormina mi fece incontrare il senatore Dell'Utri, con la scusa di studiare le carte del suo processo. Passò a salutarci l'avvocato Cesare Previti (che poi non partecipò alla riunione, ndr)… Taormina mi chiese di dire, nei processi per mafia a Palermo, che Ilardo non mi aveva mai parlato di Dell'Utri”. Invece gliene aveva parlato eccome. Riccio - riferisce l’Ansa - non seguì l'amorevole consiglio di Taormina e mesi dopo gli revocò il mandato. Previti - ricorda Riccio - era presente da Taormina anche in occasione di un’altra riunione. Una presenza interessante, la sua, anche se “inattiva”, visto che - come ricorda Riccio - Previti conosceva bene Mori e “sovente veniva a trovarlo negli uffici del Ros”.

Di più: “Nel 1994 ho visto Mori che dal proprio ufficio spostava in un'altra stanza il piatto d'argento che gli era stato regalato da Previti, commentando con una battuta: ‘Cambiato il governo, si deve cambiare anche la disposizione del vassoio’…”. Dopo aver ricostruito il mancato blitz di Mezzojuso, Riccio riferisce i nomi che Ilardo gli fece prima di morire: nomi delle persone che gli risultavano legate a Cosa Nostra o agli amici degli amici, sulle quali non potè aggiungere altro perché fu ammazzato prima di mettere a verbale le sue dichiarazioni. E, fra gli altri, cita Dolcino Favi, il procuratore generale reggente di Catanzaro che un anno fa tolse a Luigi De Magistris l’inchiesta “Why Not”, e che in passato era stato in servizio a Siracusa. Favi - riferisce l’Ansa - sarebbe stato “gestito” da un avvocato di Lentini “molto legato a un uomo del boss Santapaola”. Dichiarazioni tutte da verificare, s’intende (il processo serve a questo). Ma piuttosto avvincenti e attuali. Peccato che nessuno le racconti.

Ps. Un mese fa, chi scrive fu condannato a 8 mesi di reclusione in primo grado per aver diffamato Previti riportando sull’Espresso il racconto di Riccio ai pm di Palermo sulla presenza dell’ex deputato nello studio Taormina il giorno della riunione fra l’avvocato, l’ufficiale e Dell’Utri. Il Tg1 diede la notizia con grande risalto. Ora che Riccio, in Tribunale, ha ribadito e arricchito il suo racconto, il Tg1 tace. Viva il servizio pubblico.


Marco Travaglio

martedì 23 dicembre 2008

Repubblica Democratica del Congo: conclusioni e raccomandazioni a seguito della missione di Amnesty International. Crimini di guerra in corso. Indispe


Riporto un bollettino di Amnesty International sulla situazione nella Repubblica "Democratica" del Congo. La situazione è disastrosa, leggete voi stessi:

Tra novembre e l'inizio di dicembre, una delegazione di Amnesty International ha svolto una missione di ricerca nella Repubblica Democratica del Congo (Rdc), visitando la provincia del Nord Kivu e i campi profughi situati lungo il confine con l'Uganda sud-occidentale.

I delegati di Amnesty International hanno svolto ricerche sulle violazioni dei diritti umani verificatesi nel corso del conflitto e hanno avuto colloqui con alti rappresentanti di tutte le parti coinvolte. In particolare, hanno incontrato esponenti di organizzazioni umanitarie, agenzie delle Nazioni Unite, comandanti delle forze di peacekeeping (tra cui il generale della Monuc, Bipin Rawat) e attivisti locali per i diritti umani. Inoltre, hanno incontrato o intervistato vittime e testimoni delle recenti violazioni dei diritti umani, il comandante delle forze armate regolari della provincia del Nord Kivu, generale Mayala, il capo dei ribelli del Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cndp), Laurent Nkunda, e comandanti delle milizie locali mayi-mayi.

Amnesty International e altre organizzazioni per i diritti umani hanno inviato oggi una lettera aperta al Consiglio di sicurezza chiedendo il rafforzamento dell'embargo Onu sulle armi nell'Rdc. La lettera aperta evidenzia l'assenza di procedure con cui la Monuc possa verificare che le forniture militari provenienti da Sudan, Cina e altri paesi e destinate all'esercito regolare, siano utilizzate esclusivamente da quest'ultimo. Le organizzazioni per i diritti umani, inoltre, hanno sollecitato il Consiglio di sicurezza ad assistere il governo dell'Rdc nel compito di professionalizzare le proprie forze armate, evitare la dispersione delle forniture militari e porre fine all'impunità.

Conclusioni della missione di Amnesty International

Le informazioni di prima mano raccolte dalla missione di Amnesty International indicano che nella provincia del Nord Kivu sono in corso crimini di guerra e altre gravi violazioni dei diritti umani. Esse comprendono:
1. Uccisioni illegali di civili, su scala quotidiana

Il 5 novembre a Kiwanja uomini armati del Cndp hanno ucciso decine di civili, prevalentemente di etnia nande e hutu, come rappresaglia per un precedente attacco portato contro la città da parte delle milizie mayi-mayi. Sempre a Kiwanja, il 28 novembre, sono state assassinate sette persone appartenenti al medesimo nucleo familiare.
2. Violenza sessuale

È un fenomeno diffuso che chiama in causa sia le forze governative che i gruppi armati. Uno specialista che cura le sopravvissute allo stupro ha descritto questa come una pratica "istituzionalizzata" tra le forze armate. Le donne stuprate vengono talvolta minacciate di morte se cercheranno assistenza medica. Sia i mayi-mayi che le Forze democratiche per la liberazione del Ruanda (Fdlr) sequestrano e violentano donne e bambine. Amnesty International ha riscontrato una dimensione etnica dello stupro (che colpisce, cioè, le donne e le bambine della comunità percepita come "opposta"), mentre in ulteriori casi è stato utilizzato come forma di punizione o di rappresaglia. Il fatto che le forze armate regolari e i comandanti dei gruppi armati quasi non prendano alcuna misura per prevenire e punire gli stupri indica che questo crimine viene condonato e implicitamente incoraggiato.
3. Bambini soldato

C'è stata una ripresa dell'arruolamento o del ri-arruolamento dei bambini da parte dei gruppi armati. Molti di essi hanno cercato di nascondersi per evitare il sequestro e il reclutamento. I bambini costituiscono tra il 50 e il 60 per cento dei rifugiati e degli sfollati.
4. Minacce ai difensori dei diritti umani

Molti attivisti per i diritti umani, giornalisti e operatori sanitari continuano a ricevere minacce da parte delle forze armate. Alcuni di essi sono stati costretti a lasciare il paese o a entrare in clandestinità.
5. Situazione umanitaria

La situazione resta disperata per decine di migliaia di sfollati nelle zone di Masisi, Lubero e Rutshuru, dove a causa della violenza in corso gli aiuti umanitari devono ancora arrivare. Anche nei campi profughi nei pressi di Goma, dove gli aiuti sono arrivati, molte persone vivono nel terrore e la protezione fisica è assai scarsa. Vi sono regolari denunce di stupri, saccheggi e sparatorie, spesso ad opera delle forze governative.

A novembre, gli organismi umanitari avevano stimato che circa il 70 per cento della popolazione del Nord Kivu (su un totale di cinque milioni di persone) risultava sfollato o affluito all'interno di campi profughi. Secondo la Monuc, un abitante su quattro della provincia (circa 1.350.000 persone) è stato registrato come profugo. La situazione dei campi profughi e la fornitura degli aiuti variano in base al controllo esercitato sulla zona dai gruppi armati; alcuni campi sono stati distrutti.
6. Esercito regolare

Le forze armate regolari (Fardc) sono le prime responsabili dell'integrità territoriale e della sicurezza ma continuano a commettere gravi violazioni dei diritti umani, come stupri e saccheggi. La disciplina è completamente assente in alcune zone del Nord Kivu, specialmente intorno a Kanyabayonga, dove i soldati si sono dati a prolungati saccheggi, compiendo stupri e uccisioni. Le Fardc sono un amalgama tra le forze del precedente governo e unità di gruppi armati di opposizione. Sono scarsamente addestrate e lacerate da preesistenti lealtà etniche e politiche. Grandi quantità di armi delle Fardc sono finite nelle mani dei gruppi armati.

Al termine della missione, Amnesty International ha ribadito la necessità urgente di un'efficace protezione della popolazione civile del Nord Kivu. Questa al momento risulta l'eccezione piuttosto che la regola, dato che molte comunità vivono ancora nel terrore o si danno alla fuga, nell'assenza di qualsiasi forma visibile di protezione da parte della Monuc. La Monuc, a sua volta, attende ancora l'arrivo dei 3000 peacekeeper aggiuntivi, disposti dal Consiglio di Sicurezza a novembre. Le Nazioni Unite hanno espresso l'auspicio che questa forza possa stabilizzare la regione mentre si svolgono i negoziati politici. Tuttavia, il mandato e la zona di dispiegamento della forza aggiuntiva rimangono ancora da chiarire.

Raccomandazioni di Amnesty International

Il rafforzamento della Monuc è imperativo e urgente. Ogni giorno di ritardo costa vite umane. Lasciare che migliaia di persone si diano alla fuga senza protezione o che le donne e le ragazze nei campi profughi siano esposte alla violenza sessuale è inaccettabile. La Monuc deve diventare più attiva e visibile, soprattutto lungo le strade principali del Nord Kivu, e mantenere una presenza stabile presso le barriere organizzate dalle Fardc e dai gruppi armati lungo quelle vie di comunicazione. Inoltre, deve svolgere pattugliamento all'interno e all'esterno dei campi profughi, soprattutto di notte, così come in modo più ampio di giorno, quando i profughi lasciano i campi per cercare cibo e legna.

Occorre rinnovare la pressione sulla comunità internazionale, sui governi che hanno influenza regionale, sull'esercito nazionale e sui gruppi armati di opposizione affinché cessi il ciclo delle violazioni dei diritti umani. Questo obiettivo dev'essere centrale negli attuali e futuri sforzi diplomatici per fermare i combattimenti e lo stesso inviato speciale del Segretario generale dell'Onu, Olusegun Obasanjo, dovrà tenerne conto nella sua mediazione.

La mediazione in corso dovrà anche proporre e gettare le fondamenta per una soluzione a lungo termine delle cause del conflitto, che preveda pertanto:

* la fine della presenza dell'Fdlr e di altri gruppi armati stranieri nell'est dell'Rdc;
* la fine della proliferazione delle armi e uno stretto controllo sulle forniture di armi in tutto il territorio;
* una piena riforma dell'esercito, per renderlo capace di proteggere tutte le comunità dell'est del paese in modo neutrale e nel pieno rispetto dei diritti umani. Gli appartenenti alle forze armate sospettati di crimini di guerra o di altre gravi violazioni dei diritti umani dovranno essere immediatamente rimossi da ogni posizione di comando nell'esercito e nelle altre forze di sicurezza;
* la fine dell'impunità e lo sviluppo di meccanismi nazionali di giustizia con lo specifico mandato di indagare e svolgere processi sulle violazioni dei diritti umani commesse nell'Rdc a partire dal 1994.

FINE DEL COMUNICATO Roma, 15 dicembre 2008

Per approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it