Riporto un interessante articolo comparso su The Guardian, giornale inglese:
Al culmine del proprio potere, il famigerato boss della mafia siciliana Totò Riina aveva l’abitudine di festeggiare un assassinio offrendo un banchetto nella sua casa colonica vicino Corleone. I criminali più potenti dell’isola avrebbero bevuto champagne e ammucchiato bistecche sopra la griglia all’aperto. In un’occasione, agli inizi degli anni 80, Riina invitò alcuni dei suoi nemici a cena e li strangolò mentre, sazi dell’abbuffata, rimanevano seduti a tavola.
Ora anche i turisti possono mangiare al tavolo di Riina e immaginarlo mentre dà l’ordine di assassinare qualcuno. La casa colonica in pietra con alcuni acri di terreno circostante, a Gorgo del Drago, è ora aperta come hotel-ristorante. Il progetto sarà gestito dai volontari del gruppo Pio La Torre (nome dato in onore del politico che ha redatto la legge per confiscare i patrimoni della mafia).
Il turismo mafioso potrebbe diventare in Sicilia un’attività molto redditizia. Ad aprile del 2006 - solo alcuni giorni dopo l’arresto del boss mafioso Bernardo Provenzano, avvenuto in un’angusta baracca di pastori vicino Corleone, dopo 43 anni di latitanza - giravano delle voci secondo cui si pensava di convertire l’ultimo rifugio di Provenzano in un hotel. “I turisti potrebbero fare l’esperienza di vivere come ha vissuto lui ”dice uno degli uomini della zona e continua suggerendo che “potrebbero mantenere le stanze come Provenzano le ha trovate“ e nel ristorante si potrebbero fare dei menù imitando i famosi messaggi in codice battuti a macchina del boss. L’idea è pittoresca e nonostante la vista che si gode dalla cascina di Provenzano sia spettacolare, i turisti alla ricerca di una certa autenticità dovrebbero vivere in un oscuramento totale, come ha fatto lui.
Fin da quando la legge che consente allo stato di sequestrare i patrimoni dei mafiosi condannati è entrata in vigore nel 1982, prendere una decisione su cosa fare delle proprietà confiscate ha creato un sacco di grattacapi agli enti locali. Non si possono vendere, per paura che ricadano nelle mani dei vecchi proprietari. Sulle rive di Mongerbino e Aspradi, le lussureggianti ville appartenenti ad alcuni mafiosi condannati rimangono deserte e in rovina. Segni di vandalismo rivelano la determinazione delle famiglie: se non potranno godersi la loro casa al mare, nessun’altro potrà.
La casa di famiglia di Provenzano a Corleone è diventata un ostello per gruppi di giovani attivisti che lavorano nei vecchi vigneti un tempo appartenuti alla mafia, dimostrando così la loro solidarietà con i giovani attivisti locali che la combattono. Ma la scorsa estate le viti sono state danneggiate da una mano esperta, così da poter impedire il raccolto dell’anno successivo. Malgrado ciò, l’agriturismo ideologico potrebbe essere redditizio, ma in questo baluardo mafioso c’è ancora chi fa della resistenza locale.
Traduzione italiadallestero.info .
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