mercoledì 16 aprile 2008

Torniamo al Tibet



Sono passati diversi giorni da quando ho parlato del Tibet. Da allora di cose ne sono successe. Le manifestazioni di protesta si sono intensificate ovunque, più volte durante il suo giro del mondo ( vedi immagine ) è stata spenta la torcia olimpica e più volte la si è dovuta difendere in maniera estenuante da parte delle forze dell'ordine. Nonostante questo scenario di forti proteste ovunque essa si sia mossa, nonostante una forte sensibilizzazione da parte dell'intero pianeta alla situazione del Tibet e forte sostegno, ancora oggi nei fatti non è successo nulla. 

Gli unici che sembrino davvero intenzionati a fare qualcosa sono il presidente Sarkozy e il suo entourage. L'Italia, come al solito non si pronuncia nonostante il suo popolo voglia in qualche modo da lei un gesto forte a favore di quella situazione agghiacciante. 

Come al solito tutti gli stati sono preoccupati per le possibili conseguenze soprattutto economiche che potrebbero nascere con il loro partner cinese. Però la libertà di un popolo vale meno di una qualche possibile ripercussione economica? Ripercussioni che, a mio avviso, non vi saranno in quanto gli interessi sono troppi e troppo grandi perché una cosa del genere possa scalfirli. 

Il ricatto cinese che porta i miei rappresentanti, governo, a non manifestare la volontà dei propri cittadini, a favore della causa tibetana, in qualche modo la sento come una limitazione della libertà del popolo italiano a non poter protestare.

La cosa brutta è che questo ricatto sembri funzionare a perfezione in quanto i nostri rappresentanti non si degnano né di esprimersi e neppure di ricevere ufficialmente il Dalai Lama in visita. Vergogna.

Scrivi all'ONU a favore di un Tibet libero.

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